Giorni come questo..

Oggi è uno di quei giorni.
Sì, di quei giorni lì, in cui mi sento triste e delusa, amareggiata ed un po incavolata, ma non ne capisco il motivo.
Ormai sono abituata a questi giorni, li ho da quando sono una ragazzina, con la differenza che col tempo l’intensità ed il senso di smarrimento si sono affievoliti.
Una volta mi prendevano totalmente alla sprovvista, mi colpivano come una folata di vento gelido sul viso quando sei appena uscita dalla porta di casa, la mattina presto, ed il tuo corpo ha ancora il teporino del letto addosso, che ovviamente d’improvviso diventa un fievole e lontano ricordo.
Ai tempi non riuscivo assolutamente ad evitarli, ne avevo i mezzi per contrastarli.
Mi limitavo a piangere, disperarmi, ed odiare il mondo.
Odiare il mondo è la strategia più facile e veloce per risolvere la maggior parte dei problemi e degli strazi esistenziali: peccato che serva a ben poco.
Quando mi capitano questi giorni il primo pensiero che mi viene per dare un senso a ciò che provo è “solitudine”.
Ma con gli anni ho scoperto che la solitudine non c’entra affatto, o per lo meno.. è solo un facile spauracchio, uno specchietto per le allodole che il mio cervello usa come scusa, tanto perché fa così “bella e dannata” e “nessuno mi capisce, sono sola e disperata”.
Che alla fine fa sempre figo, anche se sei tu da sola..che lo pensi di te stessa (soprattutto negli anni adolescenziali).
Ora come ora accetto questo primo pensiero, lo analizzo e lo metto da parte.
No, a farmi male non è la solitudine, che anzi.. con gli anni ho imparato ad amare, apprezzare..venerare quasi.
Mi sento anzi di affermare che in parte io sono solitudine, e la cosa mi va benissimo.
Me ne accorgo quando mi sento costretta a stare con altre persone. Quando ci sono dentro di me mille vocine diverse, che analizzano il contesto in cui sono e cominciano all’unisono a darmi consigli sul comportamento da adottare, e che a volte sono anche molto contrastanti tra loro “Sorridi” “No, così sembri un’ebete lobotomizzata da poco..”, “dì una cosa carina, su..” “Eh certo..così ti prendono per una leccaculo”, “Cerca di dire qualcosa di intelligente” “Sì..ma qualsiasi cosa io possa ritenere intelligente scommetto che suonerà del tutto idiota”.
E così via.
Per me è uno strazio. Ogni volta ho un mini computer nel cervello che esamina pensieri, gesti, parole e sentimenti (sì, anche quelli..) e cerca di dare in tempo reale un rapporto che sia dettagliato ed oggettivo, in modo da elaborare un comportamento “socialmente accettabile”.
Una stanchezza inenarrabile.
Da qui ne consegue che: persone nuove, contesti nuovi, occasioni più o meno sconosciute, siano per me fonte di uno stress incalcolabile e di difficile (se non impossibile), spiegazione e risoluzione.
Ed ovviamente più le persone aumentano, più la difficoltà si alza, e la stanchezza diventa insopportabile, insieme alla tensione.
Alla già complicata equazione poi si aggiunge il “valore” che do alle persone in questione. Ovviamente per persone di cui me ne frega poco (vedi certi elementi sul posto di lavoro), alla fine la tensione e la stanchezza arrivano a valori anche vicini allo zero..per persone che so essere importanti (per me o per qualcuno a cui voglio bene, come ad esempio mio marito), arrivo anche a sfiorare delle vere e proprie crisi d’ansia.
Perchè tutto questo discorso?
Perchè con gli anni e le mille crisi, litigate, errori e disastri, ho capito che il fulcro di queste giornate piene di dolore, tristezza, rabbia e senso di puro terrore (sì, c’è anche quello nel mix), è proprio il mio sentirmi del tutto inadeguata socialmente.
E non ci sono analisi, ragionamenti, sessioni di respirazione, di meditazione o di “accettazione di se” che tengano.
La soluzione a cui arrivo a fine giornata è sempre uguale “non sei capace”.
Ed è inutile girarci attorno, perché anni di delusioni, sparizioni, insulti ed illusioni ne sono la prova.

Ed intendiamoci: ritengo che la responsabilità sia, nella stragrande maggioranza dei casi, mia (sono rarissimi quelli in cui credo di avere fatto tutto il possibile ed aver semplicemente incontrato una persona a me incompatibile).
Senza nemmeno accorgermene arrivo con la mente ai tempi delle medie addirittura: e mi vengono in mente i mille errori, dettati spesso dal mio orgoglio e dalla mia inesperienza, che hanno forgiato un carattere chiuso ed una persona che, all’evidenza dei fatti, non ha nessuno strumento valido per l’analisi e la soluzione delle normali dinamiche sociali.
Con gli anni ho cercato di comprendere meglio me stessa, gli altri, le situazioni che si ripetono magari anche ciclicamente. Niente.
Mi trovo sempre a guardarmi indietro e dire “Sono una cogliona”.
Ho sbagliato quando non ho parlato con qualcuno dei miei problemi, e questa persona si è sentita inutile.
Ho sbagliato quando ho subissato una persona con i miei problemi, e questa persona si è sentita usata e strumentalizzata, non compresa.
Ho sbagliato quando ho cercato di dimostrare affetto ed amicizia ad una persona che ormai di me aveva perso ogni stima, e di queste cose ormai se ne fregava..ed ovviamente anche a fare il contrario con persone che in me, nonostante tutto, ancora ci credevano.
Mi sono arrabbiata per cose idiote, ho fatto piazzate assurde a persone che non se lo meritavano..ed ho lasciato correre cose orrende a persone a cui avrei dovuto solo dare delle sberle in piena faccia.
No, non sono capace. Non sono in grado di analizzare efficacemente situazioni, persone e soprattutto non sono in grado di decidere la cosa migliore da fare in base al contesto ed ai soggetti coinvolti.
Se agisco d’istinto sbaglio, se ci penso troppo..faccio dei casini inenarrabili.
E così si torna all’istinto primario, alla prima risposta che il mio subconscio da a questo stato di profondo malessere: la solitudine.
Perchè se mi guardo indietro vedo solo una scia di persone che hanno deciso che con me è molto meglio non avere nulla a che fare, oppure sono arrivate alla conclusione che un rapporto superficiale è la cosa migliore, dato che sono imprevedibile quanto la bronchite d’estate ed ugualmente piacevole.
Non mi sento di dar loro torto, anzi.
Vorrei chiedere scusa ad ognuno di loro. Scusatemi se vi ho deluso, insultato, stalkerato, usato, oltraggiato, ignorato.. e se non avete più voluto avermi nelle vostre vite.
Avete ragione.
E non lo dico per essere compatita o chissà che altro, ma perché è una consapevolezza maturata in molti anni, e che ormai è inutile nascondere.
Ognuno ha i suoi punti di forza e le sue debolezze.
Io onestamente ignoro i miei punti di forza, ma sono sicura che questa sia la mia più grande debolezza, ed anche se ho cercato in molti modi di affrontarla e risolverla, ormai credo che la cosa migliore sia semplicemente accettarla.

Sono sola, ma perché non sono capace di stare con gli altri.
Tutto qui.

Quando ti perdi.. come ti ritrovi?

Ciao a tutti..o a nessuno (dato che questo blog non è che abbia tutto questo pubblico!)
In questi mesi più volte ho pensato a come e se ricominciare a scrivere in questo spazio, ed ultimamente mi sono ripromessa di dare una sferzata definitiva ai miei scritti (non lo faccio sempre, del resto? XD )
Mi sono venuti in mente mille argomenti, mille modi per rinnovare il tutto..ma come sempre tra pensieri, dubbi, paure ed incertezze..mi blocco.
Ora come ora, prima di scrivere di nuovo le mie elucubrazioni (cosa che non faccio da molto tempo, ormai), forse è meglio che dia un rapido riassunto degli ultimi avvenimenti.
Di grosso non c’è nulla, tranne forse l’arrivo in casa di una piccola peste, che abbiamo deciso di chiamare Gohan.
Ha portato parecchio scompiglio, modificato molto gli equilibri di casa..e portato alla luce il lato oscuro e selvaggio di Krug (che già si stava risvegliando grazie al fatto di avere un giardino tutto per se).
Il nanerottolo da parecchio da fare: è una peste, una scimmietta sempre in movimento.. e le coccole non lo distraggono dalla sua insaziabile voglia di giocare, dare fastidio ai “fratelli” più grandi e fare in genere un sacco di disastri!

Questo per quel che riguarda la vita più “pubblica”.
Ma dentro di me, cos’è successo?
In seguito ad un paio di avvenimenti personali e lavorativi, mi sono resa conto di essermi persa.
Sarà anche per questo che ho abbandonato questo blog, che ritengo un po’ il mio piccolo “giardino segreto”.
Ma per curare un giardino, per coltivarlo e renderlo lo specchio della propria anima, bisogna prima di tutto riuscire a strappare le erbacce, le cose inutili o dannose.. e magari riuscire a riconoscerla, questa benedetta anima.

Ebbene, mi sono resa conto che, nella frenesia di raggiungere mille obiettivi più o meno “prestigiosi” (… e finendo con un pugno di mosche in mano, oltretutto..), mi sono dimenticata di chi io sia, di cosa io voglia veramente, di come vorrei vivere la mia vita, i miei affetti, i miei progetti.
Ma li ho dei progetti, poi?
Intendo, VERI, REALI, PRATICI progetti?
Forse sotto l’immensa melma di paure, angosce e ridicole scuse, sì.
Ma ormai sono sprofondati così tanto, e lo strato di schifezze è diventato talmente solido, che non riesco più nemmeno ad immaginarli.
La cosa ridicola (almeno ai miei occhi), è che sono passata da essere una ventenne piuttosto fastidiosa, decisa, arrogante, dispotica e antipatica..ad essere una gnegnenne (…) molto fastidiosa, indecisa, paurosa, dispotica e decisamente asociale.
Non mi sembra un grande progresso..anche perché nel frattempo i mille sogni che avevo si sono infranti in una cacofonia di esplosioni casuali ed alquanto fastidiose.
Cosa mi rimane?
Non lo so.
Se da una parte mi sento molto fortunata per alcuni “traguardi” raggiunti (la casa, le amicizie, l’amore..gli affetti in genere), dall’altra mi sento un fallimento talmente grande che esprimerlo a parole mi riesce davvero difficile.
Ho buttato via anni tra superbia, orgoglio, pigrizia e paura.. e sento di aver perso qualcosa di davvero importante, ma soprattutto di aver perso gran parte di quello che ero o volevo essere.
Ed ora?
Tra pianti, lamenti, giornate o mesi “no”, malumori e malesseri vari, mi sono resa conto che sto così male perché sento di non essere io.
Di essermi persa, e non avere la più pallida idea di quello che davvero voglio e di come dovrei ottenerlo (logica conseguenza del primo punto..)
Dire che la mia io ventenne queste cose le aveva ben piantate in testa, e sfoggiava queste certezze manco fosse un Inquisitore Spagnolo con la Bibbia in pugno.
Che demente.
Ora ho ben presente ciò che non va, e spero di riuscire in tempi non sospetti (.. altri 20 anni?), a capire come accendere quel lumicino che mi farà ritrovare la parte più nascosta e spaventata di me, che si nasconde chissà dove, temendo la sua stessa luce.
Sì..perchè essa stessa è luce, ma ormai è coperta da uno strato spesso e impenetrabile di scuse, paure, indecisioni e…bho! Stanchezza?
Può darsi.

Erika dai..vieni fuori. Non è più tempo di nascondersi, ti sto aspettando.

Un bacione a tutti.
K.

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Un anno..o quasi

Già, incredibile!

Purtroppo ho proprio abbandonato questo spazio, molto a malincuore oltretutto. Il motivo è che il pc ha deciso che la tastiera non vuole saperne di scrivere alcune lettere, impedendomi di sfogarmi nel modo che mi è più congeniale. Ma sopratutto ho avuto mesi molto intensi e pieni di impegni.

Giuro che non è una scusa: il cambio di città, sia lavorativo che di residenza, sono state due cose davvero pesanti da gestire e digerire. Inoltre lo ammetto: con facebook mi riesce tutto più semplice ed immediato, potendo oltretutto usare semplicemente il cellulare.

Ma forse c’è qualcosa di più sotto..un dolore profondo che non sapevo se e come esprimere..perchè a quanto pare è lecito e “sano” struggersi solo per i propri problemi e non lo  è affatto se i problemi, e grossi, sono quelli di persone che ami profondamente e ritieni essere una seconda famiglia.

Purtroppo però è anche vero che bisogna ammettere quando una cosa sfugge del tutto alla nostra comprensione e sopratutto, è un problema a cui noi non possiamo assolutamente far fronte, poiché di esclusivo retaggio (giustamente), dei diretti interessati.

Quindi ora come ora il mio ruolo è quello di mera spettatrice, che ogni volta aspetta fremente che le cose cambino, che l’incubo finisca, e che si possa tornare ad essere felici.

Posso tranquillamente affermare che questo spettacolo mi spaventa e mi disgusta, ma non posso davvero farci nulla. Mi ci sono voluti mesi per capirlo, ma sopratutto per accettarlo.

A parte questa piccola (grande..) parentesi, siamo in una nuova casa, che avrà bisogno di tutto il nostro impegno e la nostra pazienza per diventare come la sognamo, anche perché i suoi precedenti proprietari l’hanno davvero massacrata, e si merita di essere curata e di diventare molto ma molto più bella. Sarà un’opera lunga e sfiancante, ma speriamo di cuore di poter vivere i frutti dei nostri sforzi. Vedremo!!

Intanto Krug e Cleo si godono i nuovi spazi, e sopratutto il giardino!! Amore a prima vista!!

E il resto? Senza sfiancare troppo gli animi con l’usuale conferma di un lavoro che mi provoca principalmente conati di vomito e bestemmie (sopratutto per la totale incompetenza ed ignoranza di certi personaggi..) sono felice di poter festeggiare la meritata laurea della sorella prediletta..che emozione!

Che brava!!!

Prometto che mi prenderò molta più cura di questo spazio, e per ora mando un abbraccio a tutti.

)O(

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Quattro anni

Sì, oggi ricorre il quarto anniversario dalla mia fuga precipitosa da una vita che era diventata ormai un incubo. L’unica parola che penso riassuma questi quattro anni è: incredibili.

Le cose migliori, ormai ne sono convinta, sono quelle che non ti aspetti. Sono quelle che ti portano una gioia profonda, pura, quasi ancestrale. Di gioie in questa mia nuova casa, ne ho avute molte, ed a molti devo dire grazie.

Questo post infatti è un ringraziamento, perchè a Varese ho incontrato tante persone che mi hanno accolta, aiutata, supportata e sopportata. Hanno permesso che mi ricostruissi una vita, che potessi essere finalmente felice. Senza domande, richieste, pretese, sono stata accolta ed accudita, ed in poco tempo ho ricominciato a sorridere e vivere.

A parole non so davvero esprimere il tumulto che mi prende al cuore quando ci penso, ma provarci credo che sia lecito. Il grazie più grande lo devo senz’altro a Cristian. Io..non so cosa sarei ora senza di lui, davvero. Il nostro rapporto si è sempre basato su confidenze, reciproci aiuti nelle varie difficoltà che abbiamo attraversato, ed uno scossone..causato come spesso capita, da un mio madornale errore. Ma credo, ne sono convinta, che le amicizie in cui non si litiga, non ci si confronta, non ci si conosce a fondo e non si scoprono i lati oscuri o sottovalutati dell’altro, siano amicizie di facciata, superficiali. La nostra, per conto mio, non lo è..anche se ultimamente ci vediamo poco e non riusciamo più a dedicarci l’uno all’altra come prima, credo che entrambi siamo perfettamente consci della reciproca presenza.

Un po come da anni succede con Linda, amica inossidabile, donna meravigliosa, che mi è capitato di vedere anche 3 volte in un anno, ma quando si sta insieme, è come se il tempo trascorso separate non sia mai effettivamente trascorso. Con lei ed i suoi figli mi sento sempre a casa, accettata, amata. Non posso quindi non pensare a Serena, Alberto, Gabriele.. La stessa cosa succede con loro, persone che sono sempre nel mio cuore, e che nei momenti di difficoltà, come in quelli di gioia, non fanno altro che dimostrarmi quanto siano meravigliosi e quanto io sia fortunata ad averli nella mia vita.

Che dire di quel matto di Ciro? Lo conosco da una vita..un’esistenza in cui siamo stati uno l’amico “invisibile” dell’altro. Lui sempre in giro per il mondo, io sempre persa nei miei mondi..mentali!

Di tanti altri vorrei parlare, perché mentre scrivo mi vengono in mente un sacco di persone, e mi sento ancora più fortunata. Silvia, che pian piano s’è fatta sempre più strada nella mia vita, e che stimo tantissimo. Agnese e Andrea, i primi ad accogliermi in casa loro, ad offrirmi una serata tra amici, a cercare di non farmi sentire straniera. Danilo, Elena, Emanuele..persone che..bho..non ho parole. Mi hanno accettata e coccolata da subito. Non so esprimere davvero in modo comprensibile ed esauriente quello che provo per tutti voi.

Ed avrei ancora nomi! Giorgio, Sebastiano, Egidio (il primo a metter piede in casa mia..), Sergio (sempre al mio fianco), le riscoperte come Michela e Claudia, gli amici dell’Associazione. Fantastici.

Ovviamente nei ringraziamenti non possono mancare quella meravigliosa creatura che si chiama Athena ed il mio fratellone, le mie rocce. Ed anche i miei parenti acquisiti..come la dolcissima (sì lo sei!), Zoraide.

Anche se mi dimostro asociale, scorbutica, a volte assente (eh..sono fatta così, non ci posso far nulla), questo non vuol dire che non mi senta davvero fortunata, privilegiata, a conoscere ognuno di voi. E se abbiamo litigato o litigheremo, vorrà dire che probabilmente avrò detto o fatto una cagata, ma mai..avrò cercato di prendervi in giro o di farvi del male intenzionalmente.

Almeno..credo! XD

Grazie a tutti, per questi quattro meravigliosi anni.

Ah vero..grazie anche a mio marito eh! Ahahahahahah.. Ti amo!

Con amore e tanta, tanta riconoscenza. Erika.

Parecchi mesi..moltissime novità!

Eh già, gli ultimi mesi sono stati MOLTO, parecchio pregni di novità!

Da febbraio circa sono stata presissima nell’organizzare il nostro..matrimonio! E’ stata un’esperienza molto intensa, che mi ha fatto scoprire quanto una festa in certi casi sia vissuta proprio come un business, od il modo di mettere alla prova parenti ed amici [da altri eh..non da me]. Un incubo!

Per fortuna invece sono riuscita a gestire le cose in modo abbastanza umano (nonostante abbia fatto degli errori madornali, ma tutti in buona fede), ed alla fine, anche se certo non si può parlare di un grande evento mondano e di certo ci sono stati degli inconvenienti, (la musica che non ne ha voluto sapere di funzionare, il maltempo, alcuni particolari che si sono persi all’ultimo momento), è andato tutto benone.

Il posto ed il personale, nonostante un paio di gaff, si sono dimostrati all’altezza..gli ospiti (spero e credo), si sono divertiti..e noi eravamo felicissimi.

Il tutto è stato preceduto da una bellissima proposta di matrimonio a Capodanno, ed uno splendido addio al nubilato insieme a persone simpaticissime, organizzato da quella meravigliosa creatura che è mia sorella. C’è stato anche spazio per un gioco di ruolo ed un rito!! Ahahahaha..con tanto di omini che si sono proclamati miei servitori. Però!!

In questi mesi poi Silvia, un’amica di Torino..è stata a dir poco fondamentale, mi ha aiutata e supportata, mi ha risolto un sacco di problemi e paranoie. Un vero e proprio angelo. Non sarei riuscita a fare nemmeno metà delle cose senza di lei.

E cosi siamo arrivati ad ottobre, ad uno splendido matrimonio (prima civile, poi religioso..officiato dalla meravigliosa Strega), e da una bella festa. Con tanto di duello d’armi!! Fantastico!! (Eh già..e gli ospiti travestiti! Stupendo!)

Poi ce ne siamo andati in viaggio di nozze in Norvegia, una bellissima crociera da Bergen e Kirkenes. A dir poco meraviglioso! Immersi in scenari da favola, senza avere a che fare con gli italiani per una settimana (la cosa mi ha fatto molto piacere, lo ammetto), con persone gentilissime, disponibilissime e simpaticissime. Anche se il nostro inglese è a dir poco claudicante, per non parlare poi della totale assenza di conoscenze in tedesco, ce la siamo cavata piuttosto bene.

Il maritino la sera, quando io mi rinchiudevo in cabina a riposarmi..se ne stava un pò a bisbocciare con i vecchietti tedeschi.. asserendo di farsi delle gran chiacchierate..sarà..per me era la birra che parlava! 😀

E poi, dato che avevamo ancora una settimana a disposizione, ci siamo fatti un paio di giorni in Trentino alla Sagra della Castagna, con serata ai Castelli (bellissima atmosfera, pappa buona), ed il giorno dopo camminata tra i meleti e castagneti (altra pappa buona).

Ma ora.. la triste, dura realtà è tornata. Sigh!

Sono stati mesi stupendi. La cosa che mi è dispiaciuta di più è che tu, Ciro..mio migliore e più vecchio amico, non ci fossi.

Mi sei mancato. Per gli altri, grazie per tutto quello che avete fatto e che fate sempre per me.

Vi voglio bene.

Matrimonio                Addio al nubilato

La mia spiritualità

Caspita, è incredibile come uno si metta a fare e disfare e poi tempo per dedicarsi a ciò che gli piace o l’entusiasma: nisba!
Questo blog per me è sempre stato uno sfogo: volevo farlo diventare molto di più, ma non riesco mai a metterci mano come vorrei, perché servono tempo ed energie, che mi vengono costantemente succhiate dalla vita qui fuori!
Spesso poi mi capita di avere delle Illuminazioni su argomenti vari da trattare, ma poi perdo la fiammella dell’ispirazione, così quando mi trovo davanti ad un pc (raramente..), mi scivola tutto dal cuore e dalla mente.
Ora ho un attimo a mia disposizione, e visto quel che mi è successo ultimamente e quel che mi frulla nella testa in questi giorni, credo che mi soffermerò su un argomento piuttosto spinoso.
La spiritualità. Molti secondo me non hanno ben presente la propria spiritualità. E’ un pò come la politica! Ci sono gli estremisti, ci sono quelli che “mi hanno insegnato che è così, e mi ci attengo”, ci sono gli eterni scettici, ci sono quelli del “non ci capisco niente, diciamo che non credo in niente”.
Dove mi colloco io? La ricercatrice, credo. Ancora non ho trovato il mio spazio, anche se negli ultimi anni ho capito, grazie a letture ed amicizie, quale sia l’angolo in cui mi trovo un pò più a mio agio.
Sono partita da piccola rinnegando quel che mi veniva imposto, anche perché purtroppo in quel periodo mi veniva presentato spesso nei peggiori dei modi: “Sei una donna, sei una peccatrice. Tutto quello che fai è sbagliato. Se chiedi sbagli, se ti informi sei in malafede. Se scuoti la testa sei impertinente, se vuoi divertirti sacrilega.”
Sono cresciuta con l’idea di essere sempre sbagliata, di essere sempre nel torto, di dare fastidio anche solo respirando, che l’amore ed il rispetto non mi erano dovuti, ma me li dovevo conquistare con remissione ed umiltà.
Ad un tratto, dopo che molte persone si sono approfittate di questa mia natura, mi sono trasformata. Sono diventata quasi cinica, sempre arrabbiata, in conflitto con tutti. Mi volete fregare? Dovete pensare sempre male di me? Va bene, allora me ne sto da sola.Così non devo più dipendere dai vostri sorrisi e dalla vostra approvazione. Fanculo.
Purtroppo però era un cambiamento solo superficiale, me ne sono resa conto dopo..ed ancora adesso, a 35 anni suonati, mi porto dentro quel metodo di cercare amore ed approvazione, di sentirmi sempre la nota stonata in un concerto che non riesco mai a capire.
Quel che cambia però è la consapevolezza. La coscienza di quel che sono, di quel che voglio e di chi mi sta accanto.
A parte questo excursus, con l’adolescenza ho cercato un mio spazio, e l’ho trovato nella cultura degli Indiani d’America, grazie alle passioni di mio padre.
Molti sono gli aspetti di quella società e spiritualità che mi affascinavano e che ancora oggi mi piacciono, dopo molti libri letti e la pratica saltuaria di usare le carte sciamaniche per capire un pò me stessa (capire il futuro è impossibile).
Ma..ancora non ero soddisfatta. Ancora troppi punti che mi vedevano un pò.. scettica..il Grande Spirito mi sembrava troppo lontano, ed alcuni particolari non riuscivo proprio a farli miei.
Poi mi sono avvicinata al mondo pagano, trovando molto materiale da leggere nel circolo wiccan. Però anche in questo caso, non mi sono sentita del tutto appagata. Alcune cose ancora non mi tornano, e se devo definire ciò che sono, forse il termine migliore è un generico “pagana”.
Quel che lega tutto il materiale che ho letto e quello che mi fa vibrare le corde giuste, è il discorso di base, che è piuttosto semplice: una spiritualità che nasce e cresce in ogni luogo, oggetto, animale, persona.
Una forza vitale che lega ogni cosa e ci rende responsabili delle nostre azioni non per eventuali punizioni future o eterna dannazione: ma solo per una profonda coscienza di noi stessi e del ruolo che abbiamo nel mondo.
Ciò che fai si riflette nella tua vita di ogni giorno, le energie che muovi con le tue azioni si ripercuotono nel tuo futuro, in un modo o nell’altro.
L’impegno che metti nelle cose, le azioni che compi.. ti legano al resto del mondo, ed è per questo che forse se agisci per il meglio e impieghi energie “positive”, una speranza che qualcosa di buono ti capiti c’è!
Da anni leggo e mi informo.. ma ancora mi sento profondamente ignorante, quasi un bozzolo. Cieca e sorda.. vado a tentoni provando a muovermi con la forza dei miei sentimenti.
Ho scoperto che questo è l’unico modo in cui mi sento forte, soddisfatta, felice. Non dover soddisfare gli altri, ma seguire quel che mi dice la pancia, anche se a volte mi porta a fare o dire cose che in molti non comprendono, nemmeno io a dire il vero (tipo fare delle telefonate esordendo con “Non sò nemmeno io perchè ti sto chiamando, ma qualcosa mi diceva che dovevo farlo!). Pazza.
Ma se penso al mio passato, se penso a quel che dovrebbe essere il legame con il Grande Spirito o la Dea, mi vengono in mente solo due immagini.
Uno di miei primi ricordi che mi porta sul balcone di casa, con le braccia alzate..che ridevo e ballavo, ascoltando il rumore del vento tra i capelli, e porgendo la lingua alle gocce di pioggia, una sera in cui imperversava un acquazzone tremendo. Mia madre fu saggia, non facendomi spaventare ne sentire sbagliata, raccomandandomi solo di mettermi al riparo, dato che bagnandomi avrei preso freddo e mi sarei ammalata. Ma mi lasciò a godere quel nubifragio, ed ancor adesso io mi trovo completamente a mio agio solo quando piove a dirotto.
Quello era il Grande Spirito.
E poi un altro, che mi vede in montagna, da ragazza. Da troppo tempo non coltivo il mio legame con le rocce ed il cielo, ed in effetti il mio corpo e la mia mente ne risentono. Quel giorno, dopo una scalata davvero pesante, mi staccai dal gruppo. Trovai riparo sotto un albero, e poggiando la mano sul tronco sentii chiaramente la sua linfa scorrere. In quel momento provai una sensazione ormai dimenticata, una gioia così profonda ed estatica che mi sembra quasi eretico cercare di descriverla.
Quella era la Dea. Mi ricordava, come tanti anni prima, che la vita è in ogni cosa: nel vento, nella pioggia, all’interno di un albero, nella roccia che sto calpestando..nel ventre di una montagna mentre la sto esplorando.
Sono passati tanti anni.. e non ho più sentito quelle sensazioni. Solo un piccolo rimasuglio nelle serate di pioggia intensa, quando osservo la scena alla finestra insieme a Krug, che fa da tramite al mondo Spirituale..ma poverino, si distrae troppo! O sono io che non sono più capace di mettermi in comunicazione col divino come un tempo.
Non sò..io aspetto intanto.
Leggo, mi informo.. scambio opinioni ed informazioni con chi mi sta accanto.
E cresco..o almeno, ci provo.

Un bacione a tutti..

Perchè odio così tanto i vicini

Come sempre progetto il momento in cui scrivere sul blog con molti pensieri, storielle, aneddoti anche carini..per poi modificare tutto all’ultimo momento.

Oggi sono in piena crisi premestruale: piango, vedo tutto nero e vorrei solo appendermi ad una trave. Bel quadretto, vero? Soprattutto se si pensa che avevo in mente di scrivere un post decisamente più goliardico ed allegro. Ma tant’è, oggi gira così, ed ho un pc con connessione a portata di mano, quindi..

Oggi, come molti giorni della mia vita, mi sto chiedendo seriamente perchè..e non un perchè generico, ma molto personale. Perchè non posso vivere tranquilla.

Già.. ormai molti mi prendono per pazza, pensano che io esageri..ma miei gentili visitatori, lasciate che io vi narri le mie vicissitudini passate, così che possiate capire PERCHE’ DETESTO I VICINI DI CASA. Andrò per ordine cronologico, menzionando ogni abitazione in cui ho bazzicato per almeno 3 mesi della mia miserabile ed umorale vita.

Como: ricordo poco..ma a quanto dicono i vicini erano bravi! 😀

Cantù: Palazzina di 6 piani, primo piano. Da piccola i problemi non erano molti: i divieti per noi ragazzini erano parecchi, non c’era gente che faceva bagordi e tutti rispettavano le regole.. con qualche piccola eccezione, ma di notte si dormiva. Io e l’amichetta con cui giocavo a palla il pomeriggio (certe volte senza nemmeno parlare, per non disturbare), ci sentivamo comunque sgridare se la palla rimbalzava più di 3 volte in giardino. Col tempo però sono arrivati i maleducati, e la situazione si è presto ribaltata. Dai miei 15 anni il posto si è riempito di gente che delle regole se ne fregava, che faceva casino fino alle 3.. poi a quella di sopra è morto il marito ed ha cominciato la sua seconda giovinezza, rovinando la vita agli altri. UN INCUBO. A 16 anni ho cominciato a visitare vari parenti pur di non stare lì dentro.

Lurago Marinone: posto di per se tranquillo.. purtroppo lì i problemi sono stati di altro tipo, di cui non posso parlare qui..e comunque stare troppo dai parenti non va molto bene. L’unico disturbo era l’oratorio dall’altra parte della strada.. cosa comunque non da poco, soprattutto in certi periodo dell’anno.

Lemna: unico posto nell’Universo dove vorrei vivere. Unico posto dove io mi sia mai sentita davvero a casa. Ed abbia dormito bene.

Pisa: UN INCUBO. Palazzina di per se tranquilla..(ogni tanto rompevano quelli di sopra..ma poco).Ma.. vicino che, non avendo una cippa da fare tutto il giorno (studente fuoricorso e fuorisede di FILOSOFIA), se ne inventava di ogni. Autodidatta di qualsiasi strumento a fiato o corda (soprattutto di notte..) e cafone a livelli davvero subliminali. Lì il mio istinto omicida ha davvero cominciato ad affinarsi..

Cadorago: UN ALTRO INCUBO. Palazzina in piazza (non fidarsi mai di uno che ti dice “è la piazza di un paesino..che casino vuole che ci sia..”) dato che c’era sempre una manifestazione, una parata o altro. In più, il piccolo bar che c’era al nostro arrivo s’è presto trasformato in un pub con sala giochi .. le pareti rimbombavano a ritmo di musica ogni notte fino alle 2 almeno.. e ci sono anche state un paio di sparatorie. FANTASTICO.

Legnano: INCUBO! In una corte carina di per se.. sono arrivata e l’appartamento vicino era vuoto. Ci trasferiamo..ed arriva il nuovo inquilino. Un “giornalista” che aveva un gruppo..ed ovviamente provava IN CASA, con il suo salotto che confinava con parete di 5 cm dalla testata del mio letto. Se aggiungiamo anche che era un cafone e che l’appartamento dava su un ampio parcheggio vicino ad un ospedale.. notti insonni..a migliaia.

Varese: palazzina tranquilla. Mi ritrovo l’inquilina di sotto che urla come una pazza a qualsiasi ora con il figlio preadolescente, per delle cretinate. In più è amicissima della mia dirimpettaia, ed insieme fanno comunella anche sulle scale alle 3 di notte, urlando come delle galline. Col tempo inizia a dar fuori di matto: musica alta a qualsiasi ora, ospiti notturni e scleri vari. Per fortuna l’hanno sbattuta fuori e per qualche mese siamo stati tranquilli.

Ed ora? Ora un perfetto sconosciuto, arrivato da pochi giorni.. che invita gente la sera..e fin qui..che c’è di male!? Ma i mobili che si spostano e stridono e la gente che urla..a me sinceramente non piacciono, dopo cena..quando il giorno dopo mi devo alzare alle 6..per farmi una giornata immersa in gruppi di ragazzi di vent’anni che non fanno altro che urlare tutto il giorno.

Vi prego..invece di farmi soffrire in questo modo, uccidetemi. A questo punto le mucche e le galline in allevamento hanno un trattamento più etico a quello riservato a me in questi ultimi anni.

 

Tutto cambia..

..quanto tempo! In questi mesi ho pensato a mille argomenti, discussioni, racconti..ma ora che ho tempo di scrivere, tabula rasa! XD
Che dire quindi?Improvvisiamo! Il 2014 è arrivato alla fine, e con lui un sacco di novità.
Quel che mi è successo ultimamente mi ha fatto ancora una volta riflettere sul mio cammino interiore, sulla strada che voglio e devo ancora fare per migliorarmi. Purtroppo ci sono ancora troppe cose che riescono ad intaccarmi, a farmi stare male..a farmi crollare.
Ancora non ho ben capito chi io sia! Incredibile? Insomma.
C’è chi una volta disse che sono una persona anche fin troppo facile da manipolare, ed in un certo senso aveva ragione: mi metto sempre in discussione, vacillo spesso, mi sento sempre in difetto, in qualsiasi cosa. Mai che io sia all’altezza, nella mia mente, purtroppo è così.
Non riesco proprio a trovare un equilibrio tra il muro inespugnabile che spesso mostro all’esterno, e la delicatezza di ciò che quei mattoni richiudono all’interno.
Perchè spesso basta davvero un soffio per farmi crollare, dubitare di ogni cosa, piangere.. diventare l’ombra di me stessa, insomma!
In più mi sono resa conto di quanto io sia davvero socialmente inetta! Di come, ed anche qui cito una fonte esterna “Non mi sappia vendere”..o..come mi ha detto un’altra persona “Erika, sei troppo trasparente. Devi imparare a mentire, a cammuffarti..perchè così non vai da nessuna parte”.
Già. Mi si legge in faccia quello che penso, che provo.. ed in ambito lavorativo questa cosa è una maledizione. Come un blocco, ed a pensare alle mie esperienze, a quanto successo o poteva succedere, mi trovo a pensare che è vero. Non riesco a fare la P.R. di me stessa, non riesco ad inserirmi in una tipologia sociale che capisco, ma non riesco ad interiorizzare.
Così condanno me stessa a qualcosa di mediocre, di stupido, di insoddisfacente, come se fosse davvero l’unica cosa che merito e che posso fare, nonostante i miei mille sforzi di cambiare.
Ma non riesco ad uscirne. Credevo fosse una questione di “gentilezza”, ma non è così. Sono diventata perfino smielata, ma è servito solo a tirar fuori un sorriso in più..ma nient’altro. Prima credevo si dovesse lavorare bene, con costanza, con volontà. Ma alla fine ho capito che non basta. Che serve di più..serve vendersi. Ed io non ne sono capace, affatto.
Vedremo se riuscirò ad impararlo, che devo dire?
Nel frattempo mi deprimo un pò..a vedere come il Karma possa agire davvero MOLTO lentamente, lasciando spesso un profondo senso di malessere e vuoto interiore.
Ma io merito qualcosa dal Karma? Buona domanda. MAh.. forse non molto altro di diverso da ciò che ho già! E sò benissimo di avere molto..anche se spesso non lo vedo.

Mah! Chissà questo 2014 che novità ci porterà!
Per ora ci ha portato Sirio, e non vedo l’ora di poterlo abbracciare..e diventare sua amica. Sempre che a lui la cosa vada a genio!

Un bacio
)O(

Samhain e riflessioni collegate..

Per i pochi che leggono, mi scuso per il ritardo! Ultimamente sono presa: cure, lavoro, studio, stanchezza.. e senza la connessione a casa è difficile scrivere qui sul mio piccolo blog.
Ho sempre come proposito l’approfondimento di alcune tematiche legate al paganesimo, ma non riesco mai a trovare il modo adatto per poterne scrivere bene, mi sembra sempre e solo di ripetere cose abbastanza banali e scontate.
Quindi non starò qui a raccontare troppo di Samhain, che alla fine non ho nemmeno festeggiato degnamente, ancora non ho le forze per mettermi a fare preparativi e non mi piace in genere fare le cose a casaccio.
Sono in una fase in cui queste cose rimangono nel mio privato, in cui rifletto sul significato della festività in quanto tale, più che celebrarla o spiegarla.
Quel che c’è da dire, in sintonia con quanto scritto sopra, è che da Samhain inizia quello che dovrebbe essere il periodo dei ritiri spirituali. Inizia il momento dell’anno con meno luce, in cui ci si dovrebbe ritirare in noi stessi, fare i conti con la nostra vita, chiudere i cicli che vanno chiusi e decidere le prossime mosse.
Non sempre è facile chiudere un capitolo, di qualsiasi cosa si tratti. E’ facile intuirlo parlando d’amore: quando una storia finisce, spesso porta degli strascichi dentro di noi, anche per parecchio tempo. Molte volte lasciamo che il passato abbia un pò troppo spazio nel nostro presente, o che ostacoli il nostro futuro: non va bene.
Io per prima incappo fin troppo spesso in questo errore, facendomi venire paranoie o paure e perdendo molta obiettività e giudizio.
Ma basta. Adesso c’è da chiedersi cosa sono tutte quelle cose che ci impediscono di costruirci un futuro migliore, quali sono quelle catene che non ci permettono di progettare qualcosa o di impegnarci in qualche nuova sfida, anche se fa paura o non ci si sente pronti.
In questi giorni, proprio seguendo questo filo di pensieri, riflettevo su quanto ho costruito da quando sono a Varese. Tutto dal niente, mi dicevo. E mi stupivo. Mi stupivo di quanto sono riuscita ad avere, di quanto sia stata fortunata, nel poterlo avere, soprattutto.
E quel “niente” è diventato “tutto”. Tutto quello che ho. Gli amici che mi seguono, che mi hanno donato molto da subito, senza domande, imposizioni, richieste: è stato sicuramente un piccolo miracolo.
La dimostrazione che, nel momento in cui ci si pone nei confronti della vita in modo aperto, ricettivo, qualcosa arriva sempre. A me è arrivato, ed ora che sono qui a fare un bilancio di quanto accaduto, mi posso dire fortunata. Ho tante persone che mi vogliono bene, che pensano a me e che accorrono quando chiamo, anche per scemate. Questa è la mia ricchezza: anche se spesso vado in depressione al pensiero di molte cose che mi mancano, di tante cose che mi fanno paura (come le mie finanze, od il lavoro, o la salute a volte..dato che con l’anno nuovo dovrò fare altre analisi e cure..) posso dire con sicurezza di avere chi mi ama e mi appoggia. Magra consolazione? Mbho.. può darsi.
Ma visto che sono solita presentarmi come sono, ho anche la coscienza che quelle persone che chiamo “amiche” lo sono. Che mi conoscono nei miei tanti difetti e nei pregi, nelle mie giornate sì ed in quelle no; che sopportano le mie lamentele infinite ed i miei sfoghi, e riescono sempre a darmi un consiglio od a menarmi virtualmente, tanto per darmi la carica.
Vi voglio bene, davvero. Grazie. Non sto qui a nominarvi tutti.. mi sembra sciocco. Tanto lo sapete già.

E se ora come ora non ce la faccio molto ad essere aperta e ricettiva verso il mondo, pazienza. Anche questa è una fase da attraversare, ed è sicuramente il momento giusto per chiudermi nel mio guscio, lasciarmi coccolare, apprezzare la compagnia di chi mi ama.. ed aspettare il momento propizio.
Un abbraccio.
)O(

P.S. — Ovviamente mi sembra anche superfluo conteggiare gli amici “storici”..quelli che c’erano e spero ci saranno sempre! Smuack!!

E per festeggiare, una foto!

halloween2013_2

Sono stanca

Come molto spesso avviene, passo giorni immersa nei vari pensieri di ciò che potrei scrivere qui dentro, poi quando ne ho la possibilità la mia mente e gli avvenimenti contingenti stravolgono ogni mio progetto.

Già..sono stanca. Questi ultimi due mesi, che per la maggior parte delle persone portano ricordi di ferie, mare e relax, per me sono stati lavoro, dolori e preoccupazioni. Sì, perchè purtroppo non sono andata in ferie, ho lavorato quasi sempre (tranne la settimana di ferragosto..), e da allora sono stata male. Il mio intestino ha deciso che per lui la mia vita è decisamente sregolata, ed ha presentato richiesta ufficiale di espatrio. Mi sta facendo ammattire, e per di più nei vari controlli fatti per capire cosa gli prende, è venuto fuori un altro disturbo (genetico e tipico della mia famiglia) a cui dovrò prestare molta attenzione e che mi seguirà per tutta la vita. Che culo.

Ma la mia stanchezza non si limita a questo. Anche se ovviamente sono un pò preoccupata per tutto ‘sto giro di medici e di diagnosi che non mi rendono certo un fiore d’allegria.

La mia è anche una stanchezza sociale. Niente di nuovo, per carità..ma davvero non ne posso più. Non ne posso più, come appena detto ad un amico, di dover sempre dimostrare di meritare qualcosa. Mi sembra sempre di essere l’ultima arrivata alla mensa dei poveri. Di dover sempre chiedere, chiedere, chiedere..elemosinare. O pretendere. E questa cosa mi da rabbia. Rabbia e frustrazione. Poi mi giro e vedo persone che se ne fregano, prendono quello che vogliono (a prescindere che sia lecito o meno che lo abbiano) e non si fanno manco un centesimo dei problemi (etici, morali e “legali”) che mi faccio io.

La mia vicina di sotto, per esempio. Che non ha fatto altro che rompere le palle per mesi, non pagare l’affitto e le spese per più di un anno, vantarsi di ogni cosa possibile ed impossibile, invitare gente ad ogni ora del giorno e della notte, pretendere di comandare a casa degli altri l’unica volta che ho avuto io degli ospiti (e di certo non facevamo il casino che fa lei e per inciso erano le 17 e non le 2 di notte come quando rompe i coglioni lei..). Parli con i padroni di casa che ovviamente ti dicono di portar pazienza.. ed intanto ‘sta qui continua a non pagare e rompere le palle, gettando merda oltretutto sulle persone oneste che invece seguono le regole. E visto che in teoria l’Ufficiale Giudiziario è già venuto e questa ancora non sbaracca, avrà trovato un italico modo per cavarsela, e la mia silente e paziente attesa del Giorno del Giudizio non avrà portato a niente. Scommetto fossi stata io al suo posto sarei già in mezzo ad una strada a cercare una coperta per la notte.

Poi non manca il lavoro. Dove da anni chiedo di avere orari decenti ed una sede fissa, e da anni mi fanno girare come una trottola, ovviamente pagandomi come (o meno) di altre persone che hanno il privilegio (non si sà perchè) di avere orari e sede fissi da eoni. Vedermi poi soffiare la possibilità di fare un turno a me comodo in una delle poche sedi dove lavoro bene, perchè un mio collega “deve essere tenuto sotto controllo”, non è certo un motivo che mi rende felice e soddisfatta.

Devo cominciare a fare la cacca negli angoli e vomitare davanti ai professori quando mi chiedono informazioni, magari mi daranno quello che chiedo.

Perchè a quanto pare chi ottiene qualcosa, di solito lo fa in modi illeciti, calpestando i diritti degli altri e fregandosene del fatto che quel che ha ottenuto sia pertinente o meritato. Chi se ne frega.. ed eccomi quindi a girare sempre, a stare male..e vedere gente che si fa i fattacci suoi sul posto di lavoro, o che pretende di comandare gli altri come se fossero dei burattini, o che si ubriaca e se ne frega. Grazie. A me hanno insegnato a rispettare gli altri, cercare con i colleghi di trovare un punto d’incontro, di non rompere le palle al capo ma dire solo ciò che lavorativamente ha un peso (e non frignare per ogni minima scemata), che il lavoro è un posto dove..lavorare e non dove fare baldoria o esercitare varie professioni aggiuntive più o meno lecite..

Sono stanca.. sono stanca di fare di tutto per cambiare lavoro e non ottenere nulla. Di chiedere e vedere quei sorrisetti compiaciuti del “Che scema, chissà cosa si crede..”. Di dover piangere un paio di volte a settimana (almeno) perchè questa vita che ho, pur dandomi davvero tanto (non me lo scordo..), ma mi umilia di continuo e mi fa sentire sempre, come detto.. come una mendicante. Una che non merita.. una che dovrebbe semplicemente trovarsi un posticino sotto la mensa dei ricchi e, mangiando la gamba di una sedia, ottenere un bastone per menare gli altri disgraziati come me, per rubare loro il cibo.

Vengo presa in giro perchè mi arrangio. Perchè da una vita mi arrangio e non chiedo nulla. Mi vedo guardare come una pezzente o un’ignorante a causa del lavoro che faccio, che vorrei ricordare, è legale, lecito ed utile (anche se spesso non sembra).

Sono stanca.

Sono davvero esausta.